Prima Espozione Nazionale del 1861



Nel 1861 a Firenze si svolse l' "Esposizione Nazionale di Prodotti Agricoli e Industriali e di Belle Arti"; avvenuta subito dopo la proclamazione del Regno d'Italia.
La mostra fu un grande evento espositivo poiché per la prima volta raggruppava prodotti manifatturieri e opere d'arte di tutto il territorio nazionale, anche quelli provenienti dal Lazio e dal Veneto che ancora non facevano parte del nuovo regno.

La mostra fu inaugurata il 15 settembre del 1861 dal re Vittorio Emanuele II e durò circa tre mesi. Fu scelta come sede la Stazione Leopolda a Porta a Prato, restaura ed allestita per l'occasione.
Con questa mostra si voleva dimostrare i risultati raggiunti dalla nuova nazione nella produzione economica e artistica.
L'esposizione comprendeva la mostra di Belle Arti, divisa nelle sezioni di pittura, scultura e fotografia.
Per l'evento il giornalista Yorick, pseudonimo di Pietro Ferrigini, scrisse la guida dal titolo: "Viaggio intorno all'Esposizione italiana del 1861", che illustra la mostra per tutti coloro che intendevano visitarla.
Nella sezione dedicata alla pittura si potevano ammirare i grandi quadri di storia, tra cui quello del fiorentini Stefano Ussi, acquistato dal Re:
 Stefano Ussi, La cacciata del duca d'Atene, 1859-1861, Firenze Galleria d'Arte Moderna

La Cacciata del Duca d'Atene grande e ammiratissimo quadro del professor Cavaliere Stefano Ussi, attira subito lo sguardo del visitatore dalla parte opposta alle porte d'ingresso. Il quadro di Ussi è l'opera più bella della mostra di Belle Arti. Il palazzo della Signoria è invaso da furia di popolo sollevato, i sassi lanciati dalla folla rabbiosa che sotto le finestre tumultando si aduna, hanno spezzato le vetrate della sala, il duca è stretto dal pericolo e dal tempo a firmare un vergognoso atto di abdicazione [...] Intorno a lui si affollano minacciosi ed in armi i popolani tumultanti. Uno fra essi, ferito col gesto lo sprona a decidere della propria sorte

Oppure quello del pittore napoletano Bernardo Celentano:
Bernardo Celentano, Il Consiglio dei Dieci, 1861, Roma Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea

Un quadro che ha ottenuto universale acclamazione è quello del signor Bernardo Celentano, rappresentante il Consiglio dei dieci nel Palazzo Ducale. Le belle figure dei veneti patrizii staccano pel tono sull'ammirabile fondo del quadro, e tu le diresti vive e parlanti, tanta è la verità degli atteggiamenti, così egregiamente disegnati sono i volti ed i corpi dei membri del temuto consiglio

Tra i molti quadri di paesaggio si potevano ammirare le opere del romano Giovanni Costa, amico dei Macchiaioli:
Giovanni Costa, Donne sulla spiaggia di Anzio, 1852, Roma Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea

[...] copia di elogi meritati vorremo poter accordare anco alla Campagna romana del signor Giovanni Costa di Roma, se quella maniera di dipingere, ci andasse a sangue poco od assai. Il cielo del signor Costa pare un padiglione di lana, fatto di ritagli avanzati [...] E di lana sono la terra ed il mare, e gli uomini cosicchè si può dire che il signor Costa si è creato un mondo suo proprio, un mondo per l'inverno, che a grandi passi vèr noi s'incammina

Giudizio negativo che Yorick attribuisce anche a Telemaco Signorini, membro del gruppo dei pittori toscani chiamati macchiaioli:
Telemaco Signorini, Pascolo a Castiglioncello, 1861, Montecatini Terme 
collezione privata

[...] e finalmente un quadretto del signor Temistocle Signorini, uno de' nuovi, in cui una contadinella che guarda le sue vacche si fa della mano velo alla faccia contro i raggi del sole, che sferza, non velato da nubi, il campicello di gran turco annesso all'umil capanna. Un maligno lo ha chaimato una frittata, ripiena di vacche in gelatina!

Nella guida Yorick critica negativamente i macchiaioli e la loro pittura definendoli "effettisti":

I signori Cabianca, Signorini e Boirrani appartengono alla scuola novella degli effettisti ed espongono tre quadri dipinti secondo le loro coscienze. E sta bene... ognuno la pensa a modo suo. Ma della scuola moderna si dovrebbe dire come dello zelo: pas trop n'en faut!... I quadri sono segnati dei numeri 667, 669, 664.

Dmytro Popil, Armando Muca, Piattelli Antonio, Daniele Ricucci

Nessun commento:

Posta un commento